martedì 25 marzo 2014

mercoledì 12 marzo 2014

BREVE RIFLESSIONE SULLA SELEZIONE NEL CANE OGGI ATTRAVERSO LE PAROLE DI KONRAD LORENZ

di William Fontana




Pubblico un estratto del libro di Konrad Lorenz, "E l'uomo incontrò il cane". In queste righe si specchia il mio pensiero, lo stesso che negli anni mio padre mi ha trasmesso. Ahimè purtroppo, quaranta anni dopo questo libro, un' idea che ormai dovrebbe essere dogma, non viene neanche in minima misura considerata. Amici cinofili, buona lettura.
Konrad Lorenz: la selezione del cane
Konrad Lorenz: Premio Nobel per la medicina

"È triste ma innegabile che una accurata selezione di caratteri fisici non è conciliabile con una selezione di caratteri psichici. Gli esemplari che rispondono a tutte le esigenze in entrambi i campi sono troppo rari per poter fondare solo su di loro la continuazione di una razza. Come io non conosco un solo scienziato veramente di genio che sia anche un Apollo, o una donna che incarni la bellezza ideale e sia dotata di un'intelligenza più che mediocre, così non conosco alcun campione di una qualsiasi razza canina che vorrei avere come mio cane. Con ciò non voglio dire che questi due diversi ideali si escludano necessariamente a vicenda: non si vede perché un cane di razza eccezionalmente bello non potrebbe essere dotato anche di eccezionali qualità psichiche; ma ciascuno di questi ideali è già di per sé abbastanza raro perché non sia estremamente improbabile trovarli riuniti in un unico soggetto. Anche se un allevatore si pone come compito una severissima selezione da entrambi i punti di vista, in pratica non potrà fare a meno di scendere a dei compromessi. Così, si cominciò a separare quella che è l'estetica dell'animale dalle sue prestazioni, esattamente come si fa per i piccioni viaggiatori, coi quali si arrivò veramente a creare due razze diverse. Nell'allevamento del cane da pastore tedesco mi pare si sia già sulla buona strada per giungere a una separazione dello stesso genere. Nei tempi andati, quando il cane era ancora prevalentemente un animale utile e la moda non aveva l'importanza che ha assunto oggigiorno, non esisteva il pericolo che nella scelta degli animali d'allevamento le qualità psichiche venissero trascurate. D'altra parte, anche in una selezione il cui criterio esclusivo sia l'utilità, possono sempre affiorare difetti psichici. Ad esempio un grande conoscitore di cani, che stimo molto, ritiene che la mancanza di fedeltà di certi segugi sia proprio da far risalire a questo. Indubbiamente tali razze vengono in primo luogo selezionate in base alla particolare finezza dell'olfatto; però è perfino possibile che si sia operata una selezione sulla base della mancanza di fedeltà al padrone: oggi, si sa, vi sono cacciatori privi di senso sportivo, talvolta anche guardie forestali, che spesso preferiscono lasciare la ricerca della selvaggina colpita a un qualsiasi subalterno; fa quindi parte dell'utilità di un buon segugio esser capace di lavorare con chiunque altrettanto bene che col proprio padrone. La cosa però diventa veramente grave quando l'onnipotente tirannia della moda, la più sciocca fra le femmine sciocche, si arroga di prescrivere ai poveri cani quale deve essere il loro aspetto. Non esiste una sola razza canina le cui eccellenti qualità psichiche originarie non siano andate totalmente distrutte non appena la razza è diventata di gran moda. Soltanto se in un angolo sperduto del globo i cani in questione hanno potuto continuare ad essere allevati come animali normali, al riparo dalla moda, questo deterioramento ha potuto essere evitato. Così nel loro paese vi sono ceppi di cani da pastore scozzesi in cui vivono ancora tutte quelle magnifiche qualità di carattere tipiche di questa razza, mentre i nobili collies, allevati nell'Europa centrale come cani di moda agli inizi del secolo, hanno subito un incredibile processo di peggioramento sia nel carattere che nell'intelligenza. Se per una razza che diventa di moda non c'è un allevamento che sappia dare il necessario sostegno alle qualità psichiche degli animali, la sua sorte è segnata. Persino allevatori indubbiamente onesti, che preferirebbero morire piuttosto che permettere l'incrocio di un animale che non sia di razza purissima fino al più lontano antenato, non trovano nulla di immorale nell'allevare esemplari fisicamente splendidi che recano però tare psichiche.
Lettori cinofili, per i quali scrivo questo libro, credetemi: la gioia di possedere un cane che rappresenti quasi la perfezione della sua razza si spegne pian piano nei lunghi anni di intimità, ma non si spegne il disagio che creano certe carenze psichiche come l'eccessivo nervosismo, l'ombrosità, l'esagerata pusillanimità. Il tempo non immunizza contro tali logoranti difetti, anzi rende ad essi più sensibili. Un bastardo intelligente, fedele, animoso e con i nervi a posto, dà alla lunga assai più soddisfazioni che non un campione purissimo costato un patrimonio".

 
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